giovedì 19 gennaio 2012

Impromptu.

Vorrei svegliarmi ed entrare in un sogno nel quale sia legge pronunciare soltanto parole gentili. I trasgressori avranno come punizione il colore della loro pelle mutato, di un blu scuro amarognolo. Traboccherà dalle loro palpebre, e chi bacerà le guance bagnate sentirà l'amaro duro. Poi,  correre senza stancarmi e tornar indietro nel tempo. Vorrei entrare nella grotta di Lascaux da un'entrata sul grande prato ed incontrare quegli uomini che immaginano e colorano sulla roccia. Era molto buio e loro avevano poco idea della reale grandezza. Sentivo i loro sussurri ed intuivo una lingua, parole suggestive che accompagnavano quello scorrere dell'opera. Zampilli freschi di fonte, quelle loro voci, appena sgorgati dall'alto della montagna, mentre il torrente della loro fantasia si avviava sotto forma di corse d'animali. Sentivo la loro voce, vedevo le loro mani ed i gesti, le fiaccole e la debole luce del forte uomo. Ed allora sapevo che quello era il parto dell'arte, un parto multigemellare, multiplanetare e multietnico, di una madre anch'essa appena nata e contenta. E allora ho pregato che l'umanità fosse buona e meravigliosa, come nella grotta di Lascaux, come nelle grandi biblioteche dove i pazienti hanno disposto i libri, come nella pancia del violino, come sulle tele con cui prendere il vento e salpare, come sulla tesa pelle del tamburo africano. 


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