mercoledì 11 aprile 2012

La Tempesta, Scena II - Entra Ariel

Ariel è una persona bianca. Ti tocca i capelli, le guance, le braccia come un fiume di bagnoschiuma. Lascia una traccia, un leggero odore di latte, come l'esalazione di una bocca appena svegliata e nutrita. E' una persona magra, le sue dimensioni sono da vetrata liberty. Cammina in modo strano, la sua bocca chiusa si muove incessantemente, danza mentre lei si muove, ma le braccia rimangono piegate e di ghiaccio, vicino al corpo, spelacchiate ali di pollo. D'inverno le braccia scompaiono all'interno delle maniche della giacca a vento bombata e si riesce intravedere soltanto la punta delle sue dita.
"Di chi sono queste maniche?"
Quando arrivo al cospetto di Ariel, lei mi aspetta nell'atrio ma non mostra di accorgersi della mia presenza, così allungando le braccia sfioro con le punta delle dita le punte delle sue, che scivolano oltre l'orlo della vestaglia. Ariel si volta verso di me e mi saluta. Ho provato a chiamarla in altri modi, pronunciare il suo nome, carezzarle la testa, scuoterle le ginocchia, ma niente. Le punte delle sue dita. Lei non ha una particolare reazione, si volta e mi riconosce. A volte mi saluta con un Salve padrone, oppure con un Cosa vuoi? Io vivo con un poco di turbamento questo contatto necessario per arrivare dove è lei. Si tratta di un punto particolare del suo corpo in cui si concentra la forza di attrazione  e tutto il potere. Mi sento come se ogni mattina la baciassi sulle labbra, o le sfiorassi i capezzoli (il controtransfert). Molti la curano, se ne preoccupano, le stanno intorno. Ariel tace, fino a quando non torno e tocco i suoi capezzoli. Polpastrelli.  Ariel mi  ha detto che l'ho liberata, sei il mio Padrone fino a quando non deciderai di liberarmi. Ha una voce inumana, suona ed un po' soffia, come uno strumento a fiato prima dell'inizio o dopo la fine di una melodia. E' stonata ma è salda, ha un carattere incline al sentirsi offesa ma è capace di comporre versi nella mente e cantarli. Li trovo bellissimi. Canta in italiano, ma a volte intona una strofa in tedesco o in inglese. Può sempre sorprendermi con la lingua. Ho cercato di convincerla a metterli per iscritto, darli ad un editore, ma Ariel non comprende e non muta espressione, risponde E' un accompagnamento, un'impressione, è finita ora, fanne quello che vuoi, ordina e sarà eseguito. Non parla con altre persone. Mostra di non conoscere i propri parenti. L'ho naturalmente interrogata su questo con insistenza, ma Ariel risponde che le persone non possono vederla, il Padrone può. Ariel può comandare loro senza che essi ne abbiamo sentore, lei trasmette loro dolcemente le mie istruzioni, con delle canzoncine che loro odono nel vento. E' matta, sì, Ariel è matta. La Ariel ha una personalità dissociata. Anni fa, dopo un giorno tremendo, questa personalità, Ariel in effetti, si è fatta avanti ad abitare quel corpo lasciando indietro l'altra che aveva vissuto fino a quel momento. La sostituì per proteggerla, farle da schermo visto che l'aveva vista così fragile. Ariel l'aveva osservata mentre subiva le torture umane, in silenzio, aveva ritenuto che non fosse giusto: che un essere umano subisse le torture umane. Così lei, insensibile, aveva deciso di farle da scudo, nasconderla affinché non venisse ferita più. Da allora infatti l'altra è intoccabile. Ho potuto vederne il ritratto in qualche fotografia. Non le ho mai parlato e non pronuncio mai il suo nome, Ariel si infuria al sentirlo. Di tutto questo mi ha parlato Ariel: mi ha raccontato la storia. L'altra non sa di me, mi dice, Dorme, non ha più paura.
Ariel non è umana.Agisce per spirito di sacrificio, a causa della pena provata per l'altra. Ultimamente si sta stancando. Dovrai liberarmi, prima o poi, dice a me.
Questa mattina incontro Ariel seduta nell'atrio, tutta storta ed immobile, come se ci fosse caduta su quella poltrona. entrando, ho come l'impressione che faccia avanzare le dita per renderle maggiormente visibili. (Controtransfert. Sono un uomo. Fantasticherie d'inviti). Dopo averla toccata lei mi saluta, china il capo. Stanotte, molto bene. Non presto attenzione, osservo la vestaglia ed intuisco che non ha mangiato. Non ci sono briciole. Lei non ha mai fame.
Non hai fatto colazione, no?
Molto bene, stanotte, signore. No. 
Mi alzo, le dico
Andiamo al refettorio
Mi segue. La guardo. Mi sembra contenta e ripenso alle sue parole.
Cosa intendi per stanotte?
Come volevi, signore. Una tempesta perfetta. Ognuno è naufragato. Qui. vagano per la foresta. Quando vorrai, li osserverò e farò scherzi. 
Ripenso a pensieri e ricordi di questa mattina. Tutti sono naufragati qui. Alcuni ancora non li ho visti.
No, risponde Ariel, li vedremo tra poco. Quando tu lo ordini, io li cerco.
Entra, siediti, bevi una tazza di latte e mangia tre biscotti.
Sì. 
Si allontana cantando.
Perchè viaggi nella notte? 
I nostri occhi sono ciechi
Non possiamo vederti
Arrivare. Abbiamo paura
Di perderti. 
Chiudete gli occhi
Con le braccia tenetemi
Sono qui di fronte a voi
Abbracciatemi. 
Umarme mich.
Io non posso raccontarvi della realtà. Non posso raccontarvi dei miei pazienti. Loro fanno i disegni. Io faccio i disegni. Loro sono i disegni. Io sono i disegni. Sono le mani. Sono le mani. Sono la mente. Tutto questo accade nella mia mente. E' tutto un pensiero, sono tutti personaggi. Io sono un personaggio. Siamo sogni che sembrano non dover finire. Ed ecco, è successo.