giovedì 4 febbraio 2010

Stralci dal racconto "L'anonima Guerra"

Lasciamo stare tutto quello che in questo periodo mi dà da pensare, e che è simile a tutto quello che chiunque vive nella sua quotidianeità. Passiamo a qualcosa a cui dedico la maggior parte del mio tempo sommerso. Qualcosa che non mi permette di addormentarmi la sera, nel mio letto, che attraversa come un fiume il mio subconscio mentre faccio altre cose e mi fa distrarre, qualcosa che scorre e finalmente tace all'interno della mia testa quando finalmente mi metto lì, e scrivo.
Parliamo di storie.

E' da poco passato il 27 gennaio, Giorno della Memoria. E' una data che sento attaccata con ago e filo al mio sentire, forse perchè sono una persona particolarmente sensibile, forse perchè sono un po' giudea nell'indole.
A parte ogni beffa, credo fermamente nell'importanza della memoria di fatti orribili accaduti durante la storia dell'umanità e per mano dell'umanità stessa, appunto perchè trovo che nella rivalsa a cui noi tutti aspiriamo (sì, proprio quella, quella rosa, lucente ed utopica. Quel sogno di cui hanno parlato e per cui hanno lottato in tanti) una buona parte la giochi la storia che ci portiamo dietro.

Questo Argomento mi porta a parlare di una storia a cui sono incredibilmente affezionata. Non ricordo esattamente quando ho iniziato a scriverla, probabilmente all'età di 15-16 anni. Conservo ancora la sua prima stesura (completa! Una delle poche storie che ho portato a termine!) su un quaderno blu dal bordo marrone chiaro, scritta a mano in quella mia calligrafia abbastanza cicciottella. Iniziai a scriverla proprio in occasione di un giorno della Memoria, essendo rimasta molto impressionata da un documentario che raccontava delle atrocità subite dai polacchi (ebrei e non) per mano dei nazisti. Per questo scelsi di dargli un'ambientazione storica, a partire dal settembre 1939, data dell'invasione tedesca in Polonia.
A quell'epoca, l'ambientazione storica mi creava non pochi problemi: per avere una conclusione, l'arco temporale in cui la storia doveva svolgersi doveva essere di parecchi anni, ed io non avevo un'idea esatta di cosa fosse avvenuto durante tutta la guerra in Polonia (a quell'epoca Wikipedia non era ancora di grido e Google per me era un po' una fantascenza da usare solo se in estremo bisogno).
In più, essendo bombardata da professoresse femministe e da suffragette di Amnesty Internetional, che trovavano in me una ragazzina decisa a riempire i loro auditori e cineforum di provincia, mi convinsi che dovevo fare di più, per la memoria. Scrivere una storia ambientata in un paese geografico senza nomi e senza nazioni, rimanendo del tutto nel generale. Quando impossibile, usare degli asterischi per nascondere al lettore qualsiasi riferimento. Anche i nomi dovevano diventare di fantasia. Così, Djula divenne "Amen" (ancora rabbrividisco al ricordo) Piotr si trasformò in "Oak", il nome della protagonista uno inventato di sana pianta, "Bena".
Volevo raccontare una guerra che le raccontasse tutte, per mostrare che tutte le guerre sono uguali, insulse, procurano la stessa identica sofferenza, che si svolgano in Polonia, in Italia, in Medio Oriente o in Ruanda.
Da qui, venne anche il titolo del racconto, "L'Anonima Guerra".

Ora, raccontata così, sembra che io abbia imbastito tutto questo scheletro, prima che inventassi la trama o i personaggi. In realtà, la trama mi venne tutta insieme, come anche i personaggi principali.
Si dipinse per me una casupola in un paesello nella campagna polacca, in cui un padre di famiglia da tutti considerato un po' matto ha comprato con i suoi risparmi una radio, e trae da essa notizie dal mondo esterno. Questo, e le sue idee un po' pazze, che lo portano per esempio a considerare i vicini ebrei come amici, lo hanno dotato di un notevole carisma, e molte persone si recano in casa sua, la sera, per ascoltare la radio insieme a lui. Tra di loro, non può mai mancare sua figlia, Bena, una ragazzina di nemmeno 16 anni, ma che si attira subito gli occhi addosso, visto che invece che ascoltare, come fanno tutti, non fa che fissare un giovane, che lei nel suo pensiero definisce il so fidanzato. E' in una di queste sere che la radio non capta nessun segnale. Silenzio da una parte, e un manipolo di contadini turbati dall'altra. Il giorno successivo, arrivano i tedeschi.


Questa fu la scena svoltasi nel Settembre del 1939 che mi si dipinse in mente, e io sapevo già cosa rendeva speciale tutti i personaggi presenti. Piotr, il carismatico padrone della radio, colui che girava la manopola commentava per primo le notizie. Un contadino che porta gli occhiali, che sa leggere, ha idee proprie, mentalità aperta. Un uomo cocciuto, fatto a rovescio, che non vede differenze tra le persone, di cui tutti sospettano la follia ma che chiunque rispetta.
Sua figlia, Bena, una sognatrice romantica, testarda come il padre. Anche lui, ci sta stretta nei panni della contadina. Ama senza vergogna un giovane ebreo (che si è chiamato Djula, poi Amen, adesso si chiama Dawid) e che è colei che deve fare i conti con la madre quando sia lei che il padre la mettono in imbarazzo.

I miei personaggi e la loro storia sono nati in Polonia, poi sono cresciuti in un paese non identificato, e quando la storia è finita, alcuni anni dopo, si sono ritrovati in Polonia. Attualmente, sto riscrivendo l'intera storia (la trama rimane più o meno la stessa) e l'ambientazione è tornata quella originaria. Credo che l'idea della guerra anonima fosse buona, ma rendeva il racconto molto scollegato, quasi i vari episodi fossero stati ripescati da vari luoghi comuni su quello che accade nelle zone martoriate dalla guerra e fossero stati mescolati, per riemergere in ordine sparso. Come se i miei personaggi corressero su un percorso ad ostacoli dal quale saltavano fuori dei bersagli casuali, e loro dovessero soltanto cercare di non scontrarvisi.

Visto che non ho intenzione di svelare la trama del racconto, cercherò di parlare di queste figure che vi si muovono, e perdonatemi se mi dilungherò o capirete poco o nulla di loro. Il fatto è che li amo molto.

Bena
La protagonista. All'inizio della storia, ha quasi sedici anni ed è molto angustiata con il mondo perchè non è lei la figlia maggiore, e quindi non può sposarsi. E' innamorata di un giovane ebreo, Dawid, che la riama e le ha promesso che se ne andranno insieme, dove nessuno li conosce, quando avrà racimolato un po' di soldi. Quando il sipario si alza su di lei, Bena non fa altro che pensare a Dawid, o almeno si sforza di fare così.
Spesse volte mi sono chiesta come potesse essere che Dawid amasse Bena. E' vero, è bella, ma la bellezza è una caratteristica più o meno ubiquitaria. In realtà lei è quasi una bambina, vive in un mondo fiabesco, che non si spezza anche quando gli eventi cominciano a precipitare. Allo stesso tempo, possiede un'energia fuori dal comune, che le permette di vivere in molti posti contemporaneamente: nel futuro ancora incerto con il suo innamorato, nel presente nel quale deve lavorare nei campi ed occuparsi di fratelli minori e casa, nell'onnipresente dimensione nella quale può pensare autonomamente e lasciarsi andare alla propria logica, ereditata dal padre, e dipingere il mondo secondo le proprie impressioni e la propria intelligenza.
Difetti: tende chiaramente alla fissazione e all'estraneamento. C'è qualcosa di un po' autistico nella perseveranza che questa ragazza ha di sè stessa. Per anni in cui non incontra Dawid, riesce a rimanere convinta di essere innamorata di lui, allo stesso tempo riesce a trovare un'altra ancora umana alla realtà (vedremo poi chi) sviluppando per essa una vera e propria dipendenza. nei momenti di pericolo difficilmente la raggiunge il panico o la disperazione. In quei momenti, i pensieri futili, i ricordi o semplicemente la determinazione la spingono. Forse è proprio per questo suo carattere che mi è tanto difficile mostrare le cose attraverso il suo punto di vista.

Alcune cose carine che ho scovato sul suo nome vero, Kamila (in questa versione del racconto, Bena è il soprannome con cui tutti la chiamano):
  • Una tipo di farfalla si chiama così.


  • Camilla significa "Ministro di Dio, Sacerdote/Sacerdotessa, Colui/Colei che partecipa alle cerimonie".
  • Camilla è un personaggio che si incontra nell'Eneide di Virgilio: alleata di Turno, guida il suo popolo di vergini guerriere in stile amazzoni; quando rimane uccisa, la sua morte è vendicata dalla dea Diana.
  • Camilla è uno dei più grandi asteroidi della Fascia Principale, orbitante attorno al Sole.
  • Esiste un film intitolato: "Camilla - Un amore proibito"
  • Esiste un fiore con questo nome, Iris Camillae.
Assicuro che sono tutte cose molto appropriate :)