sabato 30 aprile 2011

Perché trucco i miei occhi?

Le mie mani hanno sorriso dallo specchio mentre con ritmo conosciuto le dita delineavano linee nere.
Continuo a truccarmi per ricordare da dove provengo.
Ho cominciato a truccarmi da ragazzina perché sentivo dentro me l’anima zingara di una danzatrice.
Ballavo, goffamente sulle piazze delle parole quotidiane, facevo piangere le ombre con le mie gambe tese nelle notti solitarie.
Ma adesso…adesso, perché continuo a truccarmi? E’ così difficile indagare in me stessa perché quel contorno nero è un mistico segno di appartenenza, il marchio ricevuto da quella tribù di indiani sui quali inventavo storie da bambina.






mercoledì 27 aprile 2011

Lady Gaga ed il terzo genere.

Non so se avrò le capacità per esprimere la mia idea su questo argomento in forma scritta. Vabbé, io ci provo. 
Ultimamente ho riflettuto su un tema che mi turba profondamente e sono giunta ad alcune risposte, spinta soprattutto dalla voglia di tranquillizzarmi. Sotto quale punto di vista? Dal punto di vista del mio essere donna, soprattutto. 
Voglio partire, in questa riflessione, da un simulacro umano la cui rilevanza a livello sociale e culturale nella nostra generazione non può essere ignorato: Lady Gaga. Non voglio parlare di lei come artista, sinceramente trovo che la sua rilevanza e la sua genialità siano molto più importanti sotto una luce che va ben oltre. Lady Gaga sta parlando alla nostra generazione in termini molto chiari ed ha avuto l'estremo genio di toccare alcune delle corde più tese, intime della nostra generazione. L'ipersessualità della nostra società ci espone durante l'adolescenza a domande ed offerte per le quali siamo psicologicamente molto immaturi. Da adolescenti, ci sentiamo costretti ad imparare un linguaggio che ci fa sentire inadeguati. Ricordo quando, tra i 16 ed i 17 anni, mi ritenevo brutta ed indesiderabile, provavo ansia e prostrazione all'idea di uscire con un ragazzo, mi abbrutivo nel vestiario nel disperato tentativo di non attirare l'attenzione. In quel periodo, mi confrontai con la mia incapacità di provare eccitazione quando un ragazzo mi abbracciava in una discoteca, oppure mi infilava la lingua in bocca su una spiaggia. Convissi a lungo con la convinzione di essere in realtà lesbica, oppure frigida. Adesso, all'età di 22 anni e molte ere psicologiche che sono passate, riguardo le mie foto: ero bella, slanciata, con un bel sorriso. Non riesco a trovare nessun particolare in quel viso che potesse spiegare quella percezione che avevo di me stessa. Avendo poi conosciuto il sesso in modo più naturale, perfettamente in linea con i miei valori sono infine crollate tutte le mie paure sull'assenza del mio punto G. 
Tutto questo per arrivare a capire la risposta che Lady Gaga propone agli adolescenti o ai giovani che stanno uscendo o sono usciti da pochi anni dall'adolescenza e sono rimasti irrisolti da questo punto di vista: 


I'm beautiful in my way'cause god makes no mistakes 
I'm on the right track baby 
I was born this way 
Don't hide yourself in regret 
Just love yourself and you're set 
I'm on the right track baby 
I was born this way 



(Sono bella nel mio modo di essere perché Dio non fa errori
Sono sulla strada giusta piccola
Sono nata così
Non ti nascondere nel rimpianto
Ama te stesso ed il gioco è fatto
Sono sulla strada giusta piccola
Sono nata così)


Ad una prima lettura, questo testo sembra un inno alla libertà. Eppure, questo non è un sonetto da leggere, riportato su un libro di scuola. E' una canzone molto accattivante dai ritmi pop associata ad un video mostruoso, nel senso che raffigura di mostri. Nel video, Lady Gaga è un dio femmina dall'aspetto mostruoso e sublime al contempo che continuamente partorisce omuncoli. Ad un certo punto viene rappresentata la scena del parto del demonio: la dea soffre, ed infine dà alla luce una bellissima Lady Gaga, che inizia a cantare questa canzone, Born My Way. Lady Gaga, nelle vesti di una creatura che si percepisce demonizzata da ciò che la circonda, afferma che va bene così, che è nata così, che amando sé stessa e riconoscendo la propria bellezza andrà tutto bene. Questa filosofia, completa del suo mostruoso cofanetto dal quale a parer mio non può essere separata, ha ricevuto un'approvazione, un consenso ed un successo che hanno reso questa cantante l'ispiratrice di una sorta di filosofia. I seguaci hanno preso alla lettera il suo modello ed ovunque nel mondo occidentale reagiscono a questa società che li fa sentire reietti attraverso lo sfogo della bellezza. Foto, photo-shop, book in stile alta moda, serate, trucco, vestiti stravaganti, vanto della eccentricità e della perversione. Ribadisco, questo senso di insoddisfazione per il mancato sfogo della propria bellezza, è una cosa che ho provato anche io: ritengo che Lady Gaga abbia colto perfettamente questo disagio proprio della mia generazione, e per questo è stata premiata da tutti i suoi miliardi. 
Veniamo ai "seguaci": li sto osservando ormai da qualche tempo. 
Sono donne, uomini, ma soprattutto uomini. Sono gay, etero, bisex (veri o coercitivi). 
Ritengo che il grande successo tra gli uomini sia dovuto al fatto che Lady Gaga parla come donna agli uomini. Il suo linguaggio è notevolmente infarcito di richiami sessuali a cui, è scientificamente risaputo, gli uomini sono maggiormente sensibili per la fisiologia della loro eccitabilità sessuale. 
Il messaggio che questa donna dà è molto maschilista: sei bello così, dai sfogo a tutta la tua bellezza. 
La bellezza, come ideale estetico, è un attributo statico ritenuto di genere femminile ed i mezzi attraverso cui si esprime sono i tipici oggetti materiali che popolano l'universo delle femmine: le calze, il reggicalze, il pizzo, il trucco, il capello lungo, fluente, dal colore accattivante, il saper condurre movimenti sensuali durante una danza, la voce usata per il canto, gli occhi dolci/aggressivi contornati da ciglia perfette, la pelle liscia. 
Ci dicono: la bellezza è questo, la donna è questo. Così, sempre più persone vogliono essere belle, sempre più persone vogliono essere donne. Il mondo si riempie di persone, uomini e donne, dalle forme emaciate, gli zigomi valorizzati dal fard, pantacollant, capelli molto curati, comportamenti ipersessuali (a volte anche soltanto allusivi), montagne e montagne di foto ritoccate che li mostrano in tutta la loro meravigliosità. Foto che ricevono approvazione e suffragio massivo grazie a strumenti di networking come Facebook. 
Fin qui, niente di male. Sta nascendo quello che mi piace chiamare "il terzo genere", diverso da quello maschile e femminile. Un genere governato dalle sole regole estetiche (per ora). 
Ma ecco, cosa è che mi preoccupa di tutto questo?
Mi preoccupa il lato riduzionistico di tutto ciò: la bellezza non sono un paio di reggicalze. La donna non è un paio di reggicalze. Non sei una donna se ti metti i reggicalze, che tu abbia il pene o la fica. 
Anche i reggicalze, non sono due fottuti aggeggi da mostrare con orgoglio, per una donna. 
Per una donna i reggicalze sono un attributo intimo, il simbolo del segreto della femminilità, così complicato da svelare, da far soltanto intravedere; sono una segreta sorpresa per chi arriva fino al punto di fare l'amore con te. 
Non sono il manifesto di una libertà sfacciata che spicca su una foto del profilo di Facebook o sulla porta di un locale di grido frequentato da tutto il mondo. 
Lasciate che ve lo dica, seguaci di Lady Gaga, uomini e donne, etero ed omo: non avete capito niente di quello che sia una donna, questo lo si vede in modo eclatante da fatto che vi sentite vicini ad un ideale di femminilità soltanto indossando un reggicalze o un babydoll.
Lady Gaga è davvero la più maschilista delle donne: ha fatto credere che la donna (e con essa la bellezza) sia una sorta di capo d'abbigliamento e che con una semplice apparenza la si possa riprodurre. 
In una società in cui le donne prendono sempre più piede nell'ambiente lavorativo e conquistano diritti e potere, l'idea che come genere siano così facilmente riproducibili è davvero molto rassicurante per chi si sente intimidito a questo cambiamento. 
Da qui, la mia preoccupazione. Sento che questo "terzo genere" potrebbe minacciare me e le mie simili. In un mondo in cui le donne "non maschiliste" arrivano sempre seconde, questo nuovo tentativo di riduzione morale mi sconvolge. 
Molto mi turba anche il fatto che di questo non si parla: il "terzo genere" è visto dall'opinione pubblica dei miei coetanei come un'ideale di libertà, espressione, divertimento. Chi parla in modo critico, viene additato come sessista. A me non importa niente di chi tromba chi, di chi si innamora di chi, di chi si veste come, di chi passa il suo tempo come. Certo, la perversione, lo sfarzo e l'eccesso mi danno noia, ma sono fatta così. Sono quel tipo di persona mediocre la cui virtù è la modestia, come diceva J.P.Sartre, che ha lasciato una grande traccia di simpatia sul genere umano. 
Ma non è questa la questione che ho voluto presentare con questo articolo e spero di essermi spiegata chiaramente. 
Una conclusione: non è diventando seguaci di una filosofia che si arriva ad una soluzione. 
Ho cercato di spiegare tutto questo che ora ho scritto a mia madre, oggi. Lei mi ha chiesto il motivo per cui noi giovani facciamo queste cose. Le ho risposto che a noi giovani d'oggi, a differenza di quelli di ieri, manca il senso d'appartenenza. Siamo orfani di identificazioni politiche, religiose, familiari. Dobbiamo crescere da soli, senza un faro, e conservare i nostri valori in una società che ci fa profondamente soffrire. Non c'è altra via se non l'individualismo ed ognuno deve farcela da solo, credendo in qualcosa che molto spesso appare come un illusione, solo per fede. Come ho detto a lei, questa è un epoca in cui l'uomo è solo, senza Dio. Proprio perché Dio non c'è, se n'è andato, oppure noi abbiamo perso la capacità di vederlo/disegnarlo. In tutto questo, noi giovani dobbiamo scoprire la soli l'alfabeto per leggere noi stessi, ed in questo cammino irto di spine siamo sensibili a trappole poste dalle varie Lady Gaga che tentano di tanto in tanto di conquistare il mondo (finanziariamente parlando, ovvio). 
E io mi chiedo, a conclusione di questo casino che ho cercato di descrivere con le mie povere parole, cosa ne sarà di noi, e chi si salverà, e come.  


Una piccola cosa, ultima: ci sentiamo tanto soli, mi sento tanto sola. Sin dalla mia adolescenza, ho sentito il desiderio di parlare di tutto questo. Lo sento ancora. Vorrei che noi giovani parlassimo. Vorrei che le persone attorno a me non fossero così cieche, sorde, mute. Non c'è tutto questo bisogno di farsi le foto da soli. Gli altri possono fotografarci. Perché non parliamo, fratelli? In quel caso, non ci sarebbe nessuna moda che tenga. Perché siamo come le tre scimmiette delle statuine? 
Ma non solo: smettiamola di rigirarci nella nostra decadenza come personaggi di fine impero romano, apriamo gli occhi su ciò che c'è di nuovo e bello: quanti venti giungono, con gli immigrati dell'Africa che vengono a vivere qua, con le scoperte della scienza! C'è molta bellezza, siamo molto belli ma... non c'è nessun Deus Ex Machina: non siamo belli perché siamo nati così. Ci sono molti errori nella creazione ed avere il coraggio di affrontarli fa parte della bellezza che Dio ci ha donato. Affrontiamoli. Facciamo fallire tutte le multinazionali della superficialità. Costringiamoli a confrontarci con la nostra complessità ed intelligenza. Possiamo vincere. Cominciamo adesso. Sono pronta. Vi aspetto. Con amore. Miei tutti.




Lady Gaga. De gustibus...XD

martedì 26 aprile 2011

Anxiety.

Anxiety is a feeling of conflict to reality.
Anxiety disappears when you gift the conflict to reality. 



L'ansia scompare quando si fa del conflitto un dono alla realtà."   





giovedì 14 aprile 2011

Il faticoso gioco delle storie che si incontrano tra loro.

Circa sei anni fa tra le mura della mia casa si viveva un vero bordello. Nel senso che il caos regnava padrone, o almeno questa era la mia percezione dello svolgersi delle cose. Enumero solo alcuni dei fatti: estrogeni spinti al limite, mestruazioni molto irregolari, niente seghe e molto latino, acne importante, dubbi esistenziali, schizofrenia religiosa, super-IO tendente all'implosione, nessuna esperienza di shopping, amiche stupide, amori platonici, nonni a carico. Per essere molto riassuntivi e non perdere altro tempo su una raffigurazione di parti della mia adolescenza. In quei mesi di uggia invernale, nacque dalle mie mani, su questo portatile ancora in vita, l'incipit di un racconto. Mi correggo, vari incipit dello stesso racconto, forse due o tre. Giravano attorno a descrizioni molto colorite di una ragazza che amava l'arte e dal carattere fantastico che scappava di casa. La descrizione della casa silenziosa la mattina, lei che si incoraggiava cantando nella mente testi di canzoni, gettare qua e là aggettivi su questa protagonista che altri non era se non la sottoscritta. 


Da questi stralci semi-autobiografici ne nacque uno anomalo: la descrizione del sogno di una ragazza stanca del luogo dove viveva. Eppure, molto diversa da me: annoiata, apparentemente arida, ingrigita. Il suo essere inceppata pervadeva tanto la narrazione che mi bloccai dopo circa venti pagine: non avevo idea di come poter continuare il racconto. Non riuscivo ad immaginare cosa poter far di un personaggio così rinchiuso in sé stesso e alle prese con i suoi problemi. Questi ultimi si riflettevano all'esterno in un abbozzo di trama: questa ragazza viveva in un futuro in cui lo Stato aveva assunto caratteristiche simili a quello descritto nel libro 1984, di Orwell (nb: che all'epoca non avevo assolutamente letto.) 
Le uniche cose che sapevo erano due, e per quanto strano possa sembrare, si trattava di due nomi: Livia Tundari
Ero certa che si trattasse del nome della mia eroina. 
L'altro era Sorella Luna, che dette anche il titolo a quel racconto appena iniziato. 
Non sapevo come e perché, ma ero certa che quei due nomi rappresentassero la stessa protagonista in momenti diversi. 


Circa quattro anni dopo (per la precisione nell'inverno del 2010) ho ripescato dalla memoria alcuni personaggi che avevo creato per divertimento ispirandomi a conoscenti. Avevo portato le loro caratteristiche all'estremo, la bellezza, l'aggressività, la sensualità, e li avevo messi in una scatola sotterranea: una rete di bunker segreti nei quali vivevano come clandestini, come affascinanti farfallone notturne. Anche loro, non avevano una storia. 


Per gioco, nel 2010, Livia Tundari li ha incontrati. Non so per quale saggezza a me sconosciuta questo personaggio ha incontrato gli altri all'interno della mia mente, ma è stato un incontro fortunato. La trama è andata avanti, è nato qualcosa, uno spunto, un incipit vero, un senso al carattere di Livia e degli altri: il frutto di esso, le loro azioni in interazione. 
Il titolo del racconto è rimasto Sorella Luna. I nomi dei personaggi non sono cambiati. Possiamo dire che è stato un ricongiungimento fortuito e promettente. Per me almeno. Il giudizio poi a chi leggerà.


L'incipit del racconto:
 https://www.facebook.com/notes/cos%C3%AC-parl%C3%B2-sherazade/sorella-luna-incipit/218381454842592


PS: ho detto di essermi ispirata a conoscenti per inventare la seconda mandata di personaggi. Soltanto uno stonava da questo: ero decisa ad ispirarmi ad una persona ma non vi riuscii, mi sfuggì. Al suo posto, ne venne fuori un'altra, che all'epoca non conoscevo. Un tipo sconosciuto, che colpisce per una diversità che non si riesce a decifrare, e che con la conoscenza superficiale viene affidato a qualche luogo comune. Finché non si approfondisce. E' questo il personaggio che mi venne fuori. Ed è stato così che poi lo ho ri-conosciuto nella vita reale. :)