giovedì 19 luglio 2012

19 luglio 1992 in Via D'Amelio, Palermo

Avete sentito parlare dei santi e dei martiri? Raccontano ancora delle loro scelte, conversioni e morti violente? Venite a vederli, venite a conoscerli, raggiungete le loro famiglie, tenete le mani ai loro cari. C'è un posto che come un ramo di gelsomino protude nel mare racchiuso da terre, in uno scrigno di culture e di lingue; da quel posto provengono e stanziano molte persone che il mondo chiama italiani. Italiani, aggettivo canzonatorio pronunciato in terra, alcuni vorrebbero essere chiamati italiani ma è vietato loro, altri se ne vergognano, altri cercano di conservare il bello, altri italiani ripugnano gli italiani che non si sentono tali, oppure talvolta chi non si sente italiano ripugna gli italiani. Ognuno ha un'idea propria e non possiede ritegno. Ma di una cosa state pur certi, a venir qui ne conoscerete di martiri veri. Unitevi alla processione funebre dei memoriali televisivi, che ogni anno ripetono i nomi, gli stessi, delle vittime, senza che mai i nomi dei carnefici siano pronunciati. Al posto di questi, imparerete a conoscere nomi di insiemistica collettiva ed anonima, le cui losche usanze io assimilo con questo paragone a quelle dei pagani con molti dei che nelle letterature medievali abbattevano crudelmente chi abbracciasse una fede che tralasciava nei propri valori pecunia e ricchezze. Non sono questi fatti di storia, ma giochini di parole tramandate quando ancora il cristianesimo era bella cosa, sulla quale bambini potessero intessere filastrocche. Storie serie e meno serie, di gente lapidata dai pagani e poi, con l'avvenire glorioso sorto da Roma in cui il posto vacante della politica presto fu riassemblato a nuova intrigante immagine, a fondazione di una nuova epoca, rinnovatrice di vecchie magagne, di gente bruciata dai cristiani per parole pronunciate come voti e preghiere che negati furono nella loro natura da chi la realtà trascriveva a lettere di legge e di sangue. Non cambiò molto da allora la storia per cui io, adesso, vi invoco, pellegrini, fermatevi per la strada ad osservare la corriera che ondeggia sulla cima asfaltata, va a fondo nelle sue buche e risale, un numero ed una via lampeggiante sull'insegna, fermatevi accanto al canale di scolo seccato dall'aria stracolma di afa, di fronte alla scritta nera in stampatello che percorre quasi diritta l'intonaco di una casa qualunque. Qui ci sono i martiri ed i santi, qui ci sono i morti vaganti, qui ci sono i vivi che rivolgono la domanda innocente al signore claudicante: quo vadis, domine? Qui ci sono le persone andate alla terra senza volto e senza gambe, scoppiati, smembrati, impallinati, qui ci sono le scorte spolpate e massacrate di uomini e di donne, qui ci sono le finestre scavalcate, le stazioni martoriate, i bambini orfani di padri coraggiosi, le tombe vuote ed i parenti che chiedono e non sanno, qui ci sono i santi ed i martiri. Qui i pagani giocano coi nomi ed i telegiornali, nascondono le tracce per trent'anni, invischiano lo stato e la chiesa e la famiglia e la banca e tutto quanto esiste al mondo, infinitamente torbidi ed infinitamente stupidi nella loro infitta convinzione che così durerà per sempre, senza alcuna variazione.
Io prego per loro, i santi ed i martiri di nessuno, di loro stessi e di una causa persa, la presente, che innocenti hanno varcato la porta che non c'è per lasciare una profonda solitudine alle loro spalle.
Ad ogni motto della preghiera io aggiungo altri nomi, altri volti ed imploro di conoscerne ancora molti, che la mia memoria e la mia testimonianza non resti vacante ed empia di ignoranza. Io prego per questi italiani che l'Italia bene potevano costituire ma la cui costituenza è stata dispersa, sassolino per sassolino, inesorabilmente e metodicamente, durante gli anni tutti di questa repubblica, sotto l'occhio impotente di chi non dice e molto (poco) ottiene, quanto basta per viver qua, dal torrente schifoso di questa ombrosa razza.
I santi, i martiri ci sono ancora, sono per la strada, hanno appena girato la chiave nella porta, sono sull'utilitaria, a fare la spesa, a ritirare lo stipendio. Non fanno paura come coloro che nei tempi moderni sentiamo definire tali, sono i lotattori della luce che in grandi tempi bui affrontano gli assassini ed i ladri. Sono grigi e stanchi, unti col sudore, amati molto amati. Noi tutti perdiamo, con la loro vita, sassolino per sassolino, l'amore con cui nasciamo per questo macabro paese, fino a che non ci rimane soltanto un ultimo respiro singhiozzante, mentre tutto è silenzio.

Ricordare. A cominciare dalle parole, in un paese in cui si sta zitti perchè sennò qualcuno si arrabbia, per un motivo o un altro. Beh chi si arrabbia è piccolo, piccolissimo, minuscolo.  
Caduti il 19 luglio 1992 alle 16:59, in Via D'Amelio, Palermo: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddi Cosina, Claudio Traina. Feriti: 24 persone. Fu utilizzata un'autobomba azionata a distanza, caricata di 100 kg di tritolo, piazzata di fronte alla casa della madre di Paolo Borsellino.
Paolo Borsellino