venerdì 20 maggio 2011

Abitudine.

Quanto è difficile vivere in un mondo nel quale uno dei valori più forti è quello dell'abitudine. Con valore intendo un concetto nel quale le persone credono strenuamente e che proiettano nel mondo intorno a loro, nella propria vita, nella vita degli altri. Ecco io ho elaborato un semplice pensiero, un ragionamento.
Nel nostro mondo di uomini dalla vita lunga, possiamo attardarci in attesa della morte per circa novant'anni. Io mi chiedo, è davvero possibile abituarsi a qualcosa in miseri novanta anni?
Sono così pochi per abituarsi alle giornate che nascono e declinano nella loro infinita variabilità, alle stoviglie su cui scivolano gocce diverse, che a volte ci scivolano tra le mani e si frantumano in mille cocci che nessuno potrà mai classificare, alle persone, che evolvono e regrediscono, che ridono e piangono, che subiscono mutamenti del carattere e del fisico, che reagiscono in modo dolce e conosciuto od imprevedibile. A coloro che ci amano, ci odiano o ci ritengono insignificanti, a coloro che cambiano opinione nei nostri confronti, a chi va dal medico o chi disprezza le medicine, che scambia con noi poche parole sull'autobus e viene immediatamente dimenticato, agli sconosciuti che si trovano con noi per caso e ci rimangono impressi per quello sguardo o quella parola, ai volti casuali che rimangono impressi nelle nostre fotografie quando ritraevamo qualcos'altro che ritenevamo immutabile e fissabile su pellicola.
Io non credo che ci si possa mai abituare e annoiare di tutto questo.
Non fraintendete...sono il tipo di persona che cerca di attuare un cambiamento di se stessa in base alle proprie scoperte. Ma è proprio questo il punto. Vivendo così, non posso dire quella bugia a me stessa, non posso dirmi: questa è abitudine.
Credo che l'abitudine di cui molti parlano sia piuttosto un limite alla nostra mentalità. Quando si decide di calare una tenda su quella parte ricca di mutamenti, perché in fondo non ci interessa. Allora sì, se è così, chiamiamola pure abitudine. Ma allora siate sinceri, e non raccontate che rinunciate a quella parte della vostra vita perché legata solamente ad abitudine. Dite che lo fate perché perseguite l'abitudine, e rinunciate a coltivare, osservare, ascoltare ed amare un essere o una situazione in virtù dei suoi cambiamenti.
Ancora una volta in effetti, credo che la realtà sia il contrario di quello che la massa sostiene.
Se questa è follia, e mi sia provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

giovedì 12 maggio 2011

Siete prodotti.

Film prodotti da qualcuno per i quali non vale la pena andare al cinema. Cd prodotti da qualcuno che non vale la pena di ascoltare. Prodotti prodotti da qualcuno che non comprerei al supermercato. Eppure siete umani ed il buon Dio vi ha dato la faccia per sorridere e qualcuno vi compra e circolate per il mondo.
Ma rimarrete pur sempre dei prodotti. Perchè vi sentite liberi dagli scaffali soltanto perchè qualcuno vi ha preso tra le mani come una scatola di fagioli e vi ha comprato.