domenica 29 gennaio 2012

All'Italia gli italiani.

Al titolo "A noi Schettino, a voi Auschwitz" sono rabbrividita. La superficialità mi fa orrore, la banalità con la quale viene utilizzata la parola "Auschwitz" mi disgusta, non è diversa da quella utilizzata da quegli uomini piccoli ed immondi che si recavano in quel luogo per macchiarsi di crimini abnormi. Un conto poi è sussurrare le infime parole nell'intima sfera dei subdoli rapporti da bar, un conto è spararlo su un giornale. Perché?

Questa domanda cade ancora, dopo molti anni, nel silenzio. La risposta coraggiosa sta dentro di noi ed è pesante.

Ma non voglio parlare di questo. Vorrei parlarne sempre, ma voglio anche ammettere che questo titolo di un giornale italiano mi ha ispirato altro pensiero. Quel titolo è stato ideato come risposta ad un articolo offensivo, banale e che si macchia di generalizzazione razzista nei confronti dei cittadini italiani, ispirandosi alla vicenda del comandante Schettino della nave Concordia.
Vorrei ora esprimere un desiderio inespresso.
Avrei voluto che un giornale italiano rispondesse a questa irrispettosa arringa: A noi Schettino, e Mazzini ed Enzo Biagi e Gobetti e Falcone e Borsellino e Montanelli e Natalia Ginzburg, e Ciampi e Pertini e Ilaria Alpi e Umberto Eco e Galimberti e Giuseppe Verdi e Renata Tebaldi e Marco Paolini e Italo Calvino e...potrei continuare. Il mio desiderio continua: dopo l'elenco, la rettifica "Non a noi. A tutti."
Ma in Italia questo non succede. Perché tutti questi nominati li sentiamo come eccezioni. Non li sentiamo come parte ci noi. Li isoliamo, in realtà, trattandoli come anomalie. E all'accusa ingiusta rispondiamo con la recriminazione, proprio come un qualsiasi Schettino.

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