venerdì 10 agosto 2012

La Tempesta, i pensieri di Ariel


Ho perduto le mie rotelle.
Sospiri ed urla di normalità, in strada. Soltanto ora ti sei accorta che sono io, a parlare? Sorrido. Lo annoto perché so che potresti non notarlo. Dicono tante cose di me. Le scrivono. In pochi le leggono. Il Padrone le legge. E le scrive. Lui legge e scrive tutto il giorno. È un uomo di legge.
Tra queste mura, nelle stanze, sospirano e non dicono mai cosa sta succedendo. Le finestre sono chiuse ed i rumori che giungono poco utili. Mi interessa poco questo modo di vedere le cose. Posso correre con la mente ad alcune più importanti. Per esempio, ricordarmi dove ho messo le mie rotelle. Al dottore non l'ho detto, che le ho perse. Lui mi rispetta come se io incarnassi un sogno smeraldo. Non gli dirò che ho perso le rotelle se non sarà necessario. Vedete, queste sono molto importanti. Non si tratta di un oggetto magico o ripieno di qualche proprietà speciale. Serve per entrare in comunicazione. Grazie alle rotelle, riuscirò finalmente a raccontare ed a capire le storie di queste persone. Il Padrone mi dice molte cose ma io difficilmente riesco, quando sono sola, a raccontarmele. Immagina. Immagina improvvisamente di voler raccontare. Desiderare che le parole senza esitazione fuoriescano dalla tua bocca, in un flutto abbondante, indecente. Come se io, senza alcun preavviso, cominciassi a parlare a te, a raccontare a te. Di me. Se tutto ad un tratto la voce di un'altra persona, la raffigurazione di un momento violento, intriso di una forte emozione, facesse tremare il canale uditivo e la vibrazione mandasse in mille pezzi la lingua, i cui frammenti cadrebbero sulle labbra, tra i denti, per terra, addosso a te, ai passanti. Mi sembra di vederti. Io mi copro il viso insanguinato con entrambe le mani. Tu ti chini a raccogliere una delle piccole schegge ed ammiri il riflesso della luce.
Per il momento le rotelle non le trovo e non posso raccontare niente, nemmeno la verità. Nemmeno ciò che so può essere raccontato. È sconvolgente. Viene taciuto perché questa è la caratteristica della condizione presente. Tace. E poi piange, nascostamente, quando Dio le ricorda che ha perso le sue rotelle. Ma se io le ritrovassi e qualcuno mi raccontasse.
Cosa potrei? Davanti a me ho uno specchio. Mi guardo, cerco di replicare il sorriso cieco di mia nonna che guida la bicicletta. Ho voglia di raccontarmi uscita la mattina di casa, a camminare sulla sabbia. Indosso un vestito rosa, largo, larghissimo, sparisco. Non ho mai avuto un vestito rosa e sono anni che non cammino sul mare. Chissà perché mi è piaciuto raccontare una cosa del genere, una cosa inventata. Mi sento un'analfabeta. Non so raccontare. Come può una persona che non possiede la dolcezza di saper ascoltare un altro e poi raccontarselo? Mia nonna si trova nella stanza accanto. Sospira. Si è stancata perché si è arrabbiata ed è stanca di esserlo. Non riesco a vederla. Ho perso i miei colori. Vorrei stendermi sui colori e dormirci. Svegliarmi colorata, lavata e colorata, senza noia. Detesto le parole volgari del corridoio. Non posso andarmene ho perso le mie rotelle. Loro dicono fica, cazzo, culo. Sono parole che non comprendo. Approvo il loro utilizzo satirico, ma sono venti discutibili quelli che te le recapitano senza un motivo. Io sono un soffio educato. So suonare, tessere melodie. Posso soffiare tra gli alberi per intere vallate. Quello di Dino Buzzati, quel vento infranto, un po' vecchiarello, ecco, come quello. Se fossi un vento non mi lascerei infilare in un bagno, in un letto, in un giardino. Più passa il tempo più i passeri che si siedono con me divengono insopportabili. Ma ricordo il motivo per cui ho perso le mie rotelle. L'altra piangeva, in un angolo, visto che Dio le ricordava che aveva perso le sue. Alcune persone non vogliono vivere senza rotelle. È incredibile a dirsi, l'essere umano non ha ali ma può morire quando non ha rotelle per volare. Io questo lo compresi al volo e me lo accollai. È una scelta di grande vecchiaia. Osservo le soddisfazioni finzioni e temo il momento in cui il Padrone mi lascerà libera. Sono Ariel, non umana, non capisco queste cose di umani. 


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