lunedì 28 febbraio 2011

Cara sorella, tu mi eri così vicina quando appoggiavi la tua fronte al mio collo.

Per anni interminabili sei stata l'unico essere che ho accolto con piacere nel mio abbraccio, ho lasciato riposare su di me e con me, nell'abbandono dei sensi, dimentica di acido e spine.
Ed ora, ancora una volta tu, con l'incredibile forza che descrissi in temi dalle classi elementari agli anni del liceo, hai conquistato un nuovo primato.
Per la prima volta, io mi confronto con un'adolescenza non mia. Ricordo l'insaziabile terrore che annegava tutte le mie certezze, distruggeva progressivamente le gioie infantili. Adesso ho paura. Mi distruggerai, sorella?
Diventi rigida quando cerco di guadagnarmi un bacio che non mi è dovuto; io, in silenzio, sconto.
Non colgo l'istante in cui mi guardi, non so cosa pensi di me. Ho paura di essere l'insulsa risposta ad una delle tue domande al futuro, l'illustrazione scheletrica sul ventre di un tarocco, rivoltato dalle tue mani ormai più grandi delle mie.
So qual è la mia strada, io per fede la ritengo giusta. Quale ti immagini che sia?
Beh per me, banalmente, è sempre la strada da percorrere insieme.


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